venerdì 25 gennaio 2008

Vergogna!

Ecco, come prevedibile il governo Prodi e' caduto per la fallita maggioranza al voto di fiducia di ieri.
Onore e merito comunque a "nonno" Prodi per non aver ceduto al ricatto di Mastella.

Come annunciato, Mastella ha votato contro la fiducia a Prodi, e questo l'ho gia' ampiamente commentato nel post di ieri. Ma perche' avrebbero dovuto gli altri due senatori dell'Udeur (Nuccio Cusumano e Tommaso Barbato) seguire la stessa strada?

Che i magistrati indagano Mastella (e sua moglie), e lui si dimette da Ministro, d'accordo.
Che Mastella voti contro la fiducia a Prodi, perche' il governo non l'ha appoggiato incondizionatamente nella sua personale guerra alla Magistratura (e come avrebbe potuto farlo? Facendo pressione occulta sui magistrati? Ma in quale Paese democratico - a parte il caso dell'Italia di Berlusconi, unico al mondo ad essere sinceramente convinto di essere al di sopra della legge - il governo interferisce nel potere Giudiziario per proteggere qualcuno?). E va be', che Mastella e' disonesto lo sapevamo gia', colpisce solo il suo stupore che tutto il resto del governo non lo sia altrettanto.

Barbato viene trattenuto dai colleghi
durante la sua vergognosa invettiva contro Cusumano
Ma che gli altri senatori dell'Udeur debbano votare allo stesso modo, be', francamente questo e' incomprensibile, se non ammettendo che la manovra sia stata appositamente orchestrata per far cadere deliberatamente il governo. Non si capisce infatti il nesso logico tra il presunto accanimento dei magistrati contro la famiglia Mastella e la sfiducia degli altri due senatori dell'Udeur nei confronti del governo.


Il "Pezzo di merda", "Checca squallida" Cusumano
ha un malore in seguito all'attacco
verbale e fisico di Barbato
E infatti Nuccio Cusumano, a sorpresa (che sorpresa, e' uno coerente che mantiene la promessa agli elettori di appoggiare il governo!) ha votato si' alla fiducia, con questa dichiarazione: "Scelgo per la probita', scelgo per il Paese, scelgo per la fiducia a Prodi e al suo governo". Ma ecco che, alla dichiarazione di voto di Cusumano e' seguita la reazione violenta di Barbato, che l'ha insultato, definendolo "Pezzo di merda" (bonjour, finesse) e "Checca squallida" (decisamente omofobo), nonche' alzandosi e sputandogli in faccia (un gesto che richiama, forse, inconsciamente, i rituali mafiosi).
Che bestia!

Questi fatti sono stati seguiti da un provvedimento da parte dei comitati regionali dell'Udeur della Sicilia (regione di provenienza di Cusumano) e della Campania (regione di provenienza di Mastella), che mi ha lasciato sbalordito, al punto che ho dovuto rileggere piu' volte l'articolo, per essere sicuro di non confondermi.
Mi sarei aspettato che nel documento, inviato al comitato centrale dell'Udeur di Roma dai comitati regionali, si chiedessero le dimissioni di Barbato, o quanto meno in qualche modo ci si dissociasse dal suo comportamento violento, volgare, offensivo nei confronti di Cusumano (nonche' denigratorio nei confronti delle comunita' e dei singoli cittadini omosessuali) e comunque non consono alla dignita' della carica di Senatore della Repubblica.
Invece nel documento si chiedono le dimissioni di Cusumano, perche' "non ci rappresenta piu'".
"Cusumano e' stato eletto in Senato perche' Clemente Mastella, primo eletto in Campania, opto' per la Calabria e Cusumano era il numero due nelle liste Udeur in Campania" (Mauro Fabris, deputato dell'Udeur). In questa frase si fa riferimento al trucco adottato dall'Udeur per assegnare le poltrone a certi candidati anche se non sono i piu' votati.
Alla faccia degli elettori che ingenuamente credevano che Cusumano fosse stato eletto grazie al loro voto.

Incredibile ;-)
Chi avrebbe creduto che avessi lo stomaco sufficientemente forte per farlo? In due post ho inserito quattro foto, tutte dedicate a esponenti di rilievo del partito dell'Udeur. Roba da tapparsi il naso.

giovedì 24 gennaio 2008

Clemente Mastella

Leggo dal testo delle dimissioni di Clemente Mastella: "Ho provato, ho creduto, ho sperato che la frattura tra politica e magistratura potesse essere ricomposta, attraverso la dialettica, il confronto, il dialogo, l’incontro."

Ma sono queste parole appropriate per il ministro di Grazie e Giustizia?
Se due mondi sono completamente indipendenti e non c'e' ingerenza tra uno e l'altro, come dovrebbero essere il Governo e la Magistratura, secondo i principi fondamentali della nostra Costituzione, che senso ha dire che c'e' una "frattura" tra di essi? In altre parole, che cosa c'e' da "confrontarsi", da "dialogare", dove bisogna "incontrarsi"? Quale sarebbe la richiesta del ministro di Grazia e Giustizia ai magistrati? Di chiudere un occhio, o forse due, su alcuni episodi che stanno particolarmente a cuore a Mastella?


Alessandra Lonardo
La storia e' semplice. Alessandra Lonardo (qui la sua homepage), presidente del consiglio regionale della Campania, nonche' moglie di Clemente Mastella, e' agli arresti domiciliari per il reato di concussione, in seguito all'indagine che ha coinvolto, oltre a lei, il marito e numerosi altri esponenti del partito dell'Udeur.
Sarebbe troppo complicato adesso tentare di giudicare se la signora Lonardo sia colpevole o no dei reati di cui e' accusata, io non ne sono in grado. E penso inoltre che tale compito spetti alla magistratura, e non a un ingenuo blog come questo.
Non che non sia lecito parlarne, intendiamoci, nessuno dubita sull'importanza della liberta' di pensiero. Ma qualunque parola, per quanto intelligente, sarebbe solo un pettegolezzo, visto che, grazie al cielo, viviamo in uno stato di diritto, nel quale e' responsabilita' della magistratura determinare chi sia colpevole di aver infranto la legge e chi non lo sia.
Della Magistratura, e non di un Dario RadiciItaliane qualsiasi.
E nemmeno del Ministro della Giustizia, anche, e soprattutto, se si tratta del marito.

Le dimissioni di Mastella dalla carica di Ministro, avulse dal contesto, non mi sembrano davvero inappropriate. Se sei il ministro della Giustizia e i magistrati (a ragione o a torto) indagano su di te e tua moglie, sembra piu' onesto dimettersi che rimanere seduto su quella poltrona.

Ma ancora appare strano che la moglie di Mastella, agli arresti domiciliari, non si e' affatto dimessa da Presidente del consiglio regionale. Ma come e' possibile? Il Ministro Mastella non ha fiducia nella magistratura e quindi si dimette, ma invece la Presidente Lonardo non si dimette proprio perche' non ha fiducia nella magistratura? Non capisco la logica.

Il ministro della Giustizia, in quanto Ministro del Governo, non ha competenza di giudizio, altrimenti ci sarebbe un conflitto di potere, da sempre, in Italia, diviso, tra Legislativo (parlamento), Esecutivo (governo) e Giudiziario (magistratura).

Clemente Mastella
Quindi non ha nemmeno responsabilita' degli atti della Magistratura. Perche' dovrebbe quindi dimettersi se viene accusata la moglie? E' un po' come dire, in una partita a Monopoli, "okay, io gioco finche' vinco, quando comincio a perdere non gioco piu'". Solo che questo non e' un gioco, questo e' la Legge. E la legge e' (o dovrebbe essere) uguale per tutti.
Uguale per questo ingenuo Dario, come per sua moglie, per il Presidente della Repubblica e per sua moglie, e anche, caro signor ministro, per il Ministro di Grazia e Giustizia e per sua moglie. Accettare di essere indagato per concussione significa accettare di sottoporsi alla Giustizia, e cioe' accettare che la Legge sia uguale per tutti. E se questo principio non e' accettato proprio dal Ministro di Grazia e Giustizia, allora siamo proprio nei guai. Non rimpiangero' certo il Clemente Mastella (onorevole???) che ricopriva quella carica.

Ma appurato che siano prive di senso logico le dimissioni di Mastella, interpretandole secondo il contesto in cui sono state chieste, e' davvero difficile non considerarle strumentali. E' davvero difficile credere che Mastella, prima di dare le dimissioni, non abbia valutato le implicazioni politiche di quel gesto. Cioe' che con ogni probabilita' oggi il Governo cadra', perche' mancheranno i voti dei senatori dell'Udeur, e cio' avverra' prima che si sia risolto il problema della riforma elettorale, quella porcheria inventata da Berlusconi per favorire Berlusconi. Prima che sia risolto il problema del Conflitto di Interessi, che favorisce Berlusconi.
E infatti ecco le prime indiscrezioni parlano di voltagabbana di Mastella e di tutto il suo "glorioso" partito in una traversata funambolica del burrone verso l'alleanza con chi, fino a ieri, era il nemico Berlusconi.

Ci sarebbe addirittura da sospettare che Berlusconi abbia promesso di usare i suoi poteri occulti per risolvere quel problemuccio familiare di Mastella cosi' pruriginoso alla signora Sandra, in cambio di una crisi di Governo, indotta ad arte. E magari niente niente il faccione del nostro eroe ce lo vedremo nel prossimo governo a fianco di Berlusconi.

Concludo questo post citando Fedro, esattamente come Mastella conclude il testo delle sue dimissioni: "Gli umili soffrono quando i potenti si combattono", facendogli notare come in questo caso la dimostrazione di potere sta proprio nel ricatto delle dimissioni. In quest'ottica il significato della citazione sembra un affronto a tutti gli Italiani.

giovedì 17 gennaio 2008

Ristorante El Barba

Da Ponte di Legno, seguendo la statale verso Bolzano, si sale fino al Passo del Tonale, che segna il confine tra Lombardia e Trentino.
Certamente di grande fascino il panorama montano innevato, durante l'inverno, anche se inflazionato dalla presenza di numerosi turisti (per lo piu' provenienti da Milano) qui per la loro settimana bianca annuale, anche se, almeno apparentemente, sembrano piu' intenti a sfoggiare le loro tute firmate, le costose attrezzature da sci e gli enormi SUV superaccessoriati. Va be'...

Il versante trentino, secondo me, e' piu' pittoresco di quello lombardo (pochi chilometri possono fare la differenza). Gli impianti della funivia in Lombardia sono certo molto funzionali, ma esteticamente rovinano un po' il paesaggio. Gli edifici stessi, in Trentino, sono piu' caratteristici: case di pietra con tetti molto spioventi, affreschi sui muri indicano spesso la destinazione d'uso (birreria, enoteca, hotel...).
Scesi a fondovalle, ancora qualche chilometro sulla statale e si raggiunge il comune di Malè, in val di Sole, circondata dalle campagne coltivate a mele e vigne.
Come quasi sempre accade, il centro del villaggio e' costituito dalla piazza della Chiesa, contornata, oltre che dalla chiesa stessa, dalle attivita' commerciali piu' prestigiose. In particolare qui troviamo il ristorante El Barba.

Linzner torte con Trentino Vin Santo DOC
foto Rowena
La cucina e' ricercata, il menu' varia secondo la stagione ed impiega prodotti genuini, tanto che e' riportata la provenienza degli ingredienti principali. Spesso le verdure sono coltivate nell'orto di famiglia, mentre i latticini e i salumi provengono da malghe delle valli di Sole e di Non, cosi' come le carni e gli altri prodotti proposti.
El Barba si fregia infatti della certificazione "Osteria Tipica Trentina", che prevede severi controlli su regole rigide:
- La carta dei vini deve proporre almeno 30 etichette trentine.
- Le grappe, i vini da dessert e gli spumanti devono essere certificate Trentino DOC.
- I formaggi, i salumi, il latte, il miele, il pesce di lago devono essere di provenienza Trentina.
- Prodotti tipici come mele e piccoli frutti devono essere presenti nel menu'.
- L'arredamento del locale deve essere consono alle tradizioni trentine.
- Il personale deve essere in grado di soddisfare richieste riguardo all'origine e alla tradizione dei piatti.

Noi abbiamo preso:
- Il tris di canederli (piatto tipico di questa zona, proposto nelle tre piu' comuni varianti), veramente favolosi.
- I ravioli di castagne al ragu' di lepre e broccolo romano, gustosissimi.
- le costicine d'agnello in crosta di erbe con cipolle alla rustica. Ottimo il contrasto tra il dolce delle costine di agnello impreziosite da un insolito cocktail di erbe, e l'amaro delle cipolle semicotte con una crema di fegato.
- La scelta di bresaole, speck e lardo della Val Rendena con cavolini di Bruxelles e mele. Buonissimi i salumi nella loro semplicita', e azzeccatissimo l'accostamento con il sapore amaro intenso dei cavolini, ingentilito dalla dolcezza delle mele trentine.
- La Linzner torte con Trentino Vin Santo DOC.
- Il caffe' e la grappa di Teroldego.
Come vino abbiamo preso un Pinot Nero DOC Cantina La Vis. Niente male anche se un po' giovane e non ben corposo come piace a me.

Ottima cena a 74 euro.

Ristorante El Barba
piazza S. Maria Assunta, 2
38027 Malè (Tn)
Chiuso il giovedi', mai d'estate e durante le ferie di Natale, chiuso per ferie in novembre.
I cani possono entrare.
Segnalato da Ristoranti Veronelli, Ristoranti d'Italia

martedì 15 gennaio 2008

Finzioni


Jorge Luis Borges
Immaginiamo una biblioteca costituita da diverse stanze tutte uguali.
Ogni stanza e' esagonale. Su cinque delle sei pareti ci sono cinque mensole di scaffali, ognuna delle quali contiene esattamente 32 libri, apparente non organizzati secondo alcun ordine. In totale ci sono quindi 5*5*32 = 800 libri per ogni stanza.
In mezzo all'esagono c'e' una bocca d'areazione, delimitata da una balaustra, che fa somigliare la stanza ad una balconata. Ai piani di sotto e di sopra ogni stanza ce ne sono altre identiche.
Nella sesta parete ci sono gli accessi: una porta per il bagno, una per un locale dove riposare, un corridoio che porta ad una stanza esattamente identica allo stesso piano e una scala a spirale che gira attorno alla stanza e consente di cambiare livello.
Quale sia, dei sei, il lato degli accessi, e' potenzialmente diverso tra i piani. Se ad esempio in una stanza si tratta del lato verso ovest, al piano superiore potrebbe trattarsi del lato ad est.
La gente che vive in questa biblioteca non ha mai visto il pianterreno o l'ultimo piano o la stanza piu' ad est o piu' ad ovest. Diverse filosofie si sono sviluppate a riguardo. Alcune prevedono un'infinita' di stanze, altre invece ipotizzano un inizio e una fine, comunque tutte focalizzate alla soluzione del problema di che cosa ci sia fuori dalla biblioteca. E' evidente infatti che dalla biblioteca non si esce mai. Gli abitanti della biblioteca infatti nascono, crescono, invecchiano e muoiono nella biblioteca.
I dettagli sulla vita nella biblioteca li possiamo trascurare. Giusto a titolo di esempio, le prime domande che mi sono fatto, leggendo il libro, sono:
- dove trovano da mangiare e da bere? - nel racconto non c'e' menzione a questo problema.
- dove buttano i rifiuti (ed i cadaveri)? - Per questo, pare che utilizzino la bocca di areazione. Il libro menziona il fatto che ci sia un alto numero di suicidi, ad esempio, di persone che si scaraventano nel baratro oltre il parapetto. Non mi e' pero' chiaro come sia possibile che non ci sia un immenso flusso di cadaveri e rifiuti provenienti dai piani superiori. Forse questo flusso non e' stato descritto perche' giudicato un particolare non esteticamente apprezzabile.

Anche i libri, come le stanze della biblioteca, hanno un formato fisso. Ogni volume e' costituito esattamente da 410 pagine, ognuna delle quali contiene 40 righe, ognuna delle quali e' formata da 40 caratteri. Si puo' quindi considerare un libro come una sequenza di 40*40*410 (=656000) caratteri. Sulla costola della copertina ci sono delle diciture, ma, almeno all'apparenza, scorrelate dal contenuto del libro.

Per finire, anche l'alfabeto utilizzato per la scrittura del libro e' rigidamente determinato: i caratteri disponibili sono infatti 25, compreso lo spazio bianco. Perche' proprio 25? Be', immagino che Borges, poiche' Argentino, abbia pensato all'alfabeto spagnolo, con il quale poteva esprimere qualunque parola, supposto di scrivere i numeri a parole.

E' chiaro che una sequenza di lettere e spazi bianchi equivale ad una sequenza di parole. E una sequenza di parole e' una storia, che puo' essere contenuta in un libro con quel formato. Ho pensato che la lunghezza del libro non influenza la possibilita' di contenere una intera storia, perche' se la storia fosse piu' corta di 656000 caratteri, si potrebbero immaginare le ultime pagine piene di spazi bianchi, se fosse piu' lunga si potrebbero ipotizzare ulteriori volumi che contengano il seguito.

Un formato del genere e' in grado di esprimere qualunque storia sia mai stata scritta o sara' mai scritta in futuro. Ma e' anche in grado di rappresentare anche sequenze di parole senza senso, come "aslkhjgop owi lkj fkjhd apoig poi pkj asdlhj glkfj". Senza senso, o con un senso in qualche altra lingua esistente, o in qualche lingua che ancora non esiste o che e' esistita in passato. Oppure un condensato di errori di stampa su una frase di senso compiuto.
Se la biblioteca contenesse una sola volta tutti i libri in questo formato, dovrebbe contenerne 25656000... vi risparmio i conti, viene poco meno di 4.5*10917048, che, espresso a parole viene "450 miliardi di miliardi di miliardi..." con la parola "miliardi" ripetuta 101894 volte.
Dividendo per il numero (800) di libri per stanza, otteniamo il numero di stanze della biblioteca necessarie, che e' evidentemente un numero altrettanto spaventosamente grande. Tanto che, se paragonato alle capacita' dell'uomo, appare praticamente infinito.

E' evidente che, avendo a disposizione un tale numero di libri, la probabilita' di imbattersi proprio in quello che si sta cercando e' praticamente nulla. Ma, non solo! Praticamente nulla e' anche la sola probabilita' di imbattersi in un libro che abbia senso compiuto, qualunque esso sia, o semplicemente che contenga qualche frase di senso compiuto nascosta in una accozzaglia di lettere apparentemente casuali.
La vita nella biblioteca e' tutta rivolta a trovarne un senso, cioe' a trovare un significato nei libri, a dare una semantica o almeno una sintassi alla sequenza grammaticale.

Alcune correnti di pensiero sono nate nella Biblioteca. Particolarmente affascinante ho trovato quella di coloro che rifiutano l'alienazione dei libri, e ne gettano, come gesto dimostrativo, grandi quantita' nella bocca di areazione giu' per il parapetto. Alcuni sostengono che sia un sacrilegio, perche' puo' darsi che un libro con qualche significato sia tra i libri che vengono cosi' distrutti, ma altri non si danno tanta pena, perche' sostengono che per ogni libro di senso compiuto distrutto, rimangono ancora ben conservati miliardi e miliardi di libri nella biblioteca che differiscono solo per qualche lettera, come se ci fosse qualche errore di stampa che non compromette il significato.
Un'altra filosofia interessante e' quella che suppone l'esistenza di stanze diverse o di libri diversi, che non seguano le regole definite. C'e' infatti chi trascorre l'intera esistenza alla ricerca di un catalogo, cioe' di un libro particolare che spieghi eventuali regole di organizzazione degli altri, e che aiuti a trovare un libro significativo.
Oppure che esista una stanza, invece che esagonale, circolare, e invece di contenere i libri affiancati sugli scaffali, contenga un unico libro enorme, appoggiato all'unica parete circolare. Tale libro avrebbe una costola circolare e nessuna copertina. Conterrebbe il significato della Biblioteca, ma sarebbe impossibile sfilarlo dallo scaffale per poterlo consultare.

Questo e' un po' il riassunto, farcito di interpretazioni mie, di "La biblioteca di Babele", uno dei 14 racconti (8 nella prima parte, 6 nella seconda), di cui si compone il libro Finzioni.
E' quello che mi e' piaciuto di piu' per l'irrealta' e la semplicita' del paradosso, ma anche per descrizione concreta dell'angoscia dell'uomo, alla ricerca di un significato, proprio come noi, uomini e donne reali in un mondo reale, ma a volte incomprensibile, alla perenne ricerca di un significato, qualunque esso sia, che dia un senso al nostro essere al mondo.

Ho trovato la lettura di questi racconti abbastanza facile, fluida ed intrigante, anche se, leggendo sulla Rete commenti di altri, presuppone una conoscenza dell'opera di alcuni filosofi che io non ho.

Grazie a charlesblake per l'immagine che ho rubato.

venerdì 11 gennaio 2008

Enoteca Il Covo

L'altro giorno siamo andati, con la scusa di festeggiare il mio compleanno, a trascorrere una serata all'enoteca Il Covo. Strana scusa, visto che il mio compleanno era passato ormai da qualche giorno. Be', ogni scusa e' buona, per noi, visto che a quel locale ci siamo ormai affezionati.
Si tratta di un ristorante, dove la cucina non e' elaborata, ma genuina e sempre gustosa. Nel menu', che varia di giorno in giorno, ed e' esposto in bella mostra su una lavagna all'ingresso, non manca mai una zuppa, particolarmente gradita nelle giornate fredde invernali, piacevole sorpresa in un locale del genere.
Abbiamo optato per i cuori ripieni, un tipo di ravioli a forma di cuore, ripieni di ricotta, conditi con mozzarella, pomodorini di Pachino, melanzane.
A questo piatto abbiamo fatto seguire un tagliere di salumi della zona, che includeva un paio di fette per ogni tipo di salume: lardo, coppa, speck, prosciutto, bresaola.
L'attrazione di questa enoteca e' ovviamente il vino. La carta dei vini e' davvero ben nutrita, ed include molte etichette delle mie preferite.
Questa volta ci siamo un po' contenuti ed abbiamo preso vino al calice, anziche' scolarci una intera bottiglia, come di solito avviene.

Ottima la scoperta di un vino che non conoscevo: il Passo Doble Masi Tupugnato del 2006, un vino prodotto in Argentina dall'azienda veneta Masi da uve Malbec, con aggiunta di Corvina passita. Il colore rosso molto scuro, quasi viola, preannuncia un vino molto corposo, e il profumo non delude, rivelando non troppo violentemente l'affinamento in barrique. Al sapore e' pieno e forte, un po' acidulo. Sono riuscito ad individuare un sentore di liquirizia e di prugna.
Un po' di meno mi e' piaciuto il Petit Verdot Casale Del Giglio IGT. Si tratta di un vino in purezza da uve Petit Verdot, originariamente francesi ma coltivate in provincia di Latina.

Come primo giro abbiamo bevuto un calice di Passo Doble e uno di Petit Verdot, al secondo giro abbiamo corretto la mira con due Passo Doble.

Ottima cena, a 37 euro.

Ci e' capitato qualche volta di essere gli unici avventori del locale. In queste occasioni il gestore ama intrattenersi a chiacchierare. Quando gli abbiamo proposto di segnalarlo a SlowFood, ci ha risposto di non avere ambizioni di allargare troppo la propria clientela. Secondo lui, se un avventore passa nel locale e si trova bene, sara' ben accetto quando torna, e questo gli basta.
Per preservare questa filosofia quel che posso fare e' di consigliarvi di non andarci ;-)

Il Covo
Enoteca Con Cucina
Via C. Cavour, 28
23875 Osnago (Lc)
Chiuso il martedi', lunghe ferie in estate.
Accesso consentito a piccoli animali.

martedì 8 gennaio 2008

Trattoria Da Giusy

Salendo da Ponte di Legno verso il Passo del Tonale, si imbocca presto la deviazione per il Passo Gavia, e dopo qualche chilometro si svolta per la localita' Pezzo, e qui, dopo qualche tornante in salita, si giunge al centro del villaggio, dove e' ben indicato il locale Da Giusy.
L'ambiente e' familiare, servono ai tavoli un ragazzo e una ragazza, figli di Giusy che sta ai fornelli. Il locale ha piu' l'aspetto di un un rifugio di montagna, piuttosto che di un ristorante, e infatti vengono serviti piatti semplici di tradizione, dai gusti pieni e sinceri. La cucina tipica esalta i sapori della zona, le porzioni sono generose.
Mia moglie ed io ci siamo saziati con un piatto di gnocchetti "Buongustaio" conditi con verdure e pancetta, davvero squisiti, uno di orzotto ai funghi porcini niente male, una magnifica costata di cavallo, enorme e saporitissima, con spinaci, e una semplice insalata fresca. Acqua e mezzo litro di vino Valtellina Superiore sfuso hanno annaffiato il tutto, per finire con un buon caffe'. Il tutto a 40.75 euro. Non e' stato possibile uscire senza aver assaggiato il digestivo scelto tra una nutrita schiera di bottiglie di liquori prodotti in casa (ottimo il genepy), "E se vi fermano..." dice il ragazzo alla mia preoccupazione riguardo al tasso alcolometrico, "...ditegli che avete mangiato da Giusy, e la multa non ve la danno di sicuro!".

Trattoria Da Giusy
Via Ercavallo, 39
Localita' Pezzo
25056, Ponte di Legno (Bs).
Vietato l'accesso ai cani.
Locale segnalato da SlowFood.

venerdì 4 gennaio 2008

Buon Anno!

Eccomi ad augurare Buon Anno a tutti, dopo qualche giorno di assenza.

Intorno a Natale, abbiamo trascorso qualche giorno tra il parco dell'Adamello e quello dello Stelvio, con una puntatina in Trentino, tra mercatini natalizi, escursioni, ristoranti e serate al calduccio vicino al camino scoppiettante.
Abbiamo trovato un tempo bellissimo, anche se molto freddo (tanto da farci trovare, al nostro arrivo, le tubature dell'acqua otturate dal ghiaccio, fino al giorno dopo - per fortuna l'impianto di riscaldamento funzionava a dovere!).
La sera della vigilia l'abbiamo trascorsa in casa. Visto che e' usanza mangiare pesce, abbiamo onorato la tradizione con una magnifica bagna caoda preparata dalla mogliettina. Per chi non lo sapesse si tratta di una salsa a base di acciughe, aglio e olio d'oliva, consumata bollente in apposite ciotole sotto le quali arde una candela. La salsa viene raccolta intingendo verdura (cruda o al vapore). Nonostante tecnicamente si tratti di pesce, il sapore forte della bagna caoda richiama un vino rosso piuttosto corposo. Noi l'abbiamo accompagnata con un Nero d'Avola Rapitalà.
Anche la cena di Natale l'abbiamo consumata a casa, ed anche in questa occasione R. ha dato sfogo alla sua arte culinaria, preparando un'ottima polenta al gorgonzola, semplice e rustica, ma saporita e ben adattata all'ambiente di montagna. Accompagnata da un buon Chianti.