mercoledì 12 gennaio 2011

Contratti

Io credo che un contratto serva a stabilire le regole per uno scambio di merce, denaro o servizi prima che questo scambio avvenga.
Ad esempio, supponiamo che devo comprare un'automobile. Quando la vedo al concessionario sorrido, saluto, chiedo e ascolto risposte, stringo mani, ma poi, quello che conta e' che firmo un contratto (e magari lascio una caparra). Questo comporta che, quando saranno trascorsi dei tempi tecnici, l'auto verra' consegnata con tutte le caratteristiche e le modalita' specificate sul contratto e io la paghero' con la somma di denaro specificata anch'essa sul contratto. Magari la piglio a rate, e dovro' in questo caso firmare un altro contratto per il finanziamento che specifica l'entita', la modalita' e i tempi in cui queste rate dovranno essere pagate.
Un extraterrestre, non avvezzo ai meccanismi che regolano la socialita' umana, potrebbe chiedersi perche' diavolo bisogni fare una cosa tanto stupida come firmare un contratto, un pezzo di carta con scritte delle cose che non sono la transizione di beni, denaro o servizi ma che al limite la rappresentino. Il contratto per la vendita dell'auto non e' un'auto cosi' come la mia firma apposta a calce non e' me.
La risposta e' naturalmente che la societa' umana ha delle regole che impongono che le cose rappresentate dalle voci scritte sul contratto vengano effettivamente attuate con le modalita' e nei tempi specificati sul contratto stesso.
In altre parole, se dopo aver pagato due o tre rate della macchina che sto utilizzando da due o tre mesi decidessi che non ho voglia piu' di pagare le successive, pur tenendomi la macchina, faccio il piacere di farmi venire quella voglia e pagarle, perche' altrimenti commetto un reato (cioe' una trasgressione alle regole che governano la societa') e quindi ne devo subire una pena.
Ovviamente le regole non sono poi cosi' rigide, perche' puo' anche darsi che, a causa di condizioni mutate in modo imprevedibile ai tempi della stipula del contratto, io non paghi le rate perche' non ho la possibilita' di farlo. Pero', come minmo mi verra' confiscata l'auto, e comunque la situazione si ripercuotera' in modo negativo su di me. In ogni caso, credo, dovro' dimostrare e giustificare di non essere in grado di pagare.

R ed io, per ancora qualche anno, dobbiamo pagare le rate del mutuo della casa. E' piuttosto scocciante, credetemi! Che' io debbo andare a lavorare duramente e gran parte dei soldi che guadagno se ne andra' in quel modo, senza una contropartita immediata. Be', scocciante o no, non posso smettere di pagare le rate, perche' ho firmato un contratto, e banali regole sociali mi impongono di farlo. Smettere di pagarle comporterebbe per me subire uno svantaggio. Potrei scindere il contratto, ma poiche' esso e' fatto per tutelare entrambe le parti, la cosa risulterebbe sconveniente.

I contratti non regolamentano soltanto le compravendite di beni e servizi, ma anche alcuni tipi di rapporti sociali. Per esempio i rapporti di lavoro.
All'atto dell'assunzione, viene stipulato un certo contratto tra l'azienda e il lavoratore. Questo contratto garantisce all'azienda una certa prestazione di lavoro da parte del lavoratore, regolamentata da regole specificate sul contratto. In cambio il lavoratore ha alcuni diritti, sanciti anche questi da apposite voci sul contratto, tra cui il salario, la frequenza con cui viene elargito, la sua entita', le occasioni in cui viene aumentato eccetera. Ci sono anche diritti di altra natura specificati sul contratto. C'e' ad esempio il diritto alla copertura sanitaria, il diritto di sciopero secondo determinate regole, quello di rappresentanza sindacale, della pausa mensa, le ferie, la dignita' di trattamento, la qualita' del lavoro eccetera eccetera. Io, ad esempio, ho un contratto metalmeccanico. Ho dato una noiosa lettura al libretto del CCNL: un centinaio di pagine fitte e dense di regole che determinano i doveri e i diritti di entrambi i contraenti: il lavoratore e il datore di lavoro.
Leggendo nel dettaglio quel contratto, a seconda delle convinzioni di ciascuno, si puo' credere che quelle regole siano eque, che siano piu' a favore del datore di lavoro o del lavoratore, ma ciascuna persona sensata deve ammettere che quelle regole debbano stare al di sopra delle parti, perche' sono state esplicitamente accettate da entrambi i contraenti nel momento della stipula del contratto. E che quindi devono essere rispettate, a meno di modifiche concordate. Se uno non rispetta il contratto, banali regole di convivenza civile dovrebbero tutelare i diritti dell'altro.

Io mi sono impegnato a pagare le rate del mutuo della casa, e se non posso o non voglio pagarle lo stato deve tutelare i diritti della banca con cui ho stipulato il contratto, a spese mie. Lo stesso vale per il datore di lavoro. Si e' impegnato a fare cosi' e cosa', non puo' di punto in bianco unilateralmente decidere di modificare le regole che lui stesso ha sottoscritto.

Quindi, cara Fiat, devi rispettare il Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro, perche' l'hai firmato nel momento dell'assunzione di quegli operai. Oppure devi offrire una contropartita che quegli operai siano contenti di accettare. Oppure scindi il contratto ma lasci qui il malloppo. E chiedi pure scusa per averci fatto perdere del tempo prezioso. Altro che arroganza! Se pensavi che il Contratto Collettivo Nazionale non fosse favorevole per te, be', non avresti dovuto firmarlo. Ora e' troppo tardi.

martedì 11 gennaio 2011

La raccolta differenziata.

Ho sempre creduto, e credo ancora, che bisogna cercare di produrre la minore quantita' possibile di rifiuti. E se proprio proprio bisogna produrne, che quella minima quantita' debba poi essere differenziata correttamente in modo che venga riciclata o smaltita nel modo piu' ecologicamente appropriato.
E allora, visto che l'acqua del sindaco fa schifo (e non mi sono ancora deciso a mettere un depuratore), per bere e per cucinare utilizzo l'acqua minerale, in bottiglia di vetro con vuoto a rendere, cosi' non produco chili e chili di plastica da smaltire. Mi chiedo se effettivamente questa sia la scelta piu' ecocompatibile, visto che risparmia plastica, ma c'e' il problema del trasporto delle bottiglie e del loro lavaggio.
Io ci provo ad acquistare prodotti che hanno la minor quantita' possibile di imballaggio, ma spesso non ci riesco proprio.
Ma soprattutto il mio problema e' diventata la metodologia per il recupero dei rifiuti. Prima lo facevo con attenzione, ma avevo dubbi irrisolti. Poi scopro (ad esempio qui) che nel dubbio e' meglio mettere nell'indifferenziato. E allora finisco per ammettere che i miei dubbi sono tanti e tali che non sono piu' sicuro di fare bene. Ecco solo alcuni dei miei dubbi:

- Contenitore della pizza da asporto.
L'ho sempre messo nel cassonetto della carta/cartone. E l'operatore ecologico all'isola ha pure approvato questa scelta. Pero' ho scoperto che e' sbagliatissimo. Non ho ben capito perche', ma e' sbagliatissimo. Alcuni dicono che non si possa riciclare carta sporca di materiale biodegradabile. Il che e' abbastanza ambiguo, visto che la carta stessa e', per quanto ne so, biodegradabile, e quindi sembrerebbe piuttosto bizzarro non riciclare della carta sporca di carta. Altri mi dicono che il problema e' che il cartone della pizza e' trattato con qualche porcheria chimica in modo da renderlo resistente al calore, visto che deve sopportare la temperatura del forno per riscaldare la pizza. Anche questo mi sembra un po' strano... Altri mi dicono che non si puo' perche' il cartone e' in genere stampato con dell'inchiostro. Questa e' la giustificazione meno comprensibile, perche' direi che la totalita' della carta e del cartone che finisce nel cassonetto e' stampata (solo un imbecille butterebbe della carta bianca) (e anche la carta bianca di per se' e' appunto bianca perche' trattata con dei coloranti). Ho sentito dire che no, il cartone della pizza non deve finire nel cassonetto della carta, ma puo' essere messo nel secchiello dell'umido. Nel secchiello dell'umido?!?!?
- Scontrini fiscali.
Sempre rimanendo in tema di carta, gli scontrini fiscali li ho sempre riciclati in quel cassonetto. Ora, lo so, lo so che la carta termica non va bene, perche' e' trattata con materiali chimici che provocano piu' danno che beneficio. Ma voi avete mai visto ultimamente uno scontrino fiscale in carta termica? Io sara' dal primo dopoguerra che non ne vedo. Oggigiorno gli scontrini dei supermercati sono in banale carta stampata con banale inchiostro, e non in carta termica. Per fare la prova basta avvicinare lo scontrino ad una fonte di calore e accorgersi che non diventa scuro. E allora, perche' non si possono riciclare gli scontrini? Che poi, io non e' che assumo la missione di capire tutti i perche', e' che se riuscissi ad assimilare la logica riuscirei a fare scelte piu' giuste e sicure. E poi siamo sempre li', vabbe', gli scontrini fiscali non si mettono nel cassonetto della carta. E allora dove si mettono? Nell'umido anche questi? Sarebbe sconcertante sia per il cartone della pizza sia per gli scontrini fiscali che siccome sono contaminati con sostanze chimiche dannose li si mettono proprio nell'umido!
- Plastica dura.
Ho sentito che la "plastica dura" non si ricicla nel cassonetto della plastica. Ma che cosa diavolo e' la plastica dura? Evidentemente un materiale diverso rispetto a quello preposto per il cassonetto. Ma come riconoscerlo? Le bottiglie di plastica ad esempio sono riciclabili. Su questo sono certo perche' c'e' anche il simbolino apposito stampato. I mattoncini del lego sono sicuramente plastica dura, perche' mi e' stato portato proprio come esempio. Ma c'e' tutto un insieme di materiali plastici che non sono cosi' ben identificabili. Ad esempio, il tappo dello spray di schiuma da barba? La retina del sacchetto delle arance? il film del pacchetto del caffe'? I vasi di plastica per le piante? Ci sono mille altri materiali che non hanno il simboletto e non somigliano per niente a quello dei mattoncini del lego. Anzi, escludendo le bottiglie di plastica, che come detto sopra non uso piu' da anni, e i mattoncini del lego che non uso piu' da decenni, tutti gli altri rifiuti di plastica sono ambigui. I piatti di plastica, ad esempio, mi dicono che non possono essere riciclati se sono sporchi. A parte che tendo a non usarne, ma se li lavo? E comunque, tutto quello che non ricade nella categoria che faccio? Butto nell'indifferenziato?
- Vetro.
Direi che la quasi totalita' di vetro che porto all'isola ecologica e' costituito dalle bottiglie del vino e della birra (visto che quelle dell'acqua hanno il vuoto a rendere). Io le ho sempre infilate cosi' com'erano nelle campane apposite, ma ultimamente mi e' venuto il dubbio che debbano essere lavate. Spero che non sia necessario togliere l'etichetta, altrimenti diventerebbe davvero problematico!
- Metalli.
Al centro di raccolta c'e' un container con un chiaro cartello che recita "Ferro". Ora, io credo che nessuno abbia davvero in casa del ferro da buttare. Al limite acciaio (che, se ben ricordo dalla chimica del liceo, si tratta di una lega di ferro e carbonio). Direi che per lo piu' nelle nostre case ci sia dell'alluminio, del rame, del bronzo, e direi un'infinita' di altri metalli o leghe metalliche. Si butta tutto assieme? L'operatore al centro di raccolta mi dice di si'. Ma a me pare un po' strano che l'alluminio venga riciclato insieme al bronzo...
- Tetrapack.
Che fare dei brick di tetrapack? All'inizio mi dicevano che non puo' essere riciclato. Poi pero' mi hanno confermato che va riposto nel contenitore della plastica. Ora, il brick di tetrapack e' composto da strati sovrapposti di metallo (alluminio?), plastica (molle?) e carta. Se nel cassonetto della plastica si puo' mettere il tetrapack, allora a rigore si puo' mettere anche l'alluminio. Credo... Boh!
Lo stesso vale per una moltitudine di imballi di materiale composito. Io separo con santa pazienza la parte di plastica da quella di carta del sacchetto del pane, ma con oggetti piu' complessi, tipo il tetrapack, si tratta di una operazione titanica!
- Polistirolo.
Anni fa mi hanno detto che si ricicla con la plastica, e cosi' ho sempre fatto, conscio del fatto che si tratti di un materiale davvero anti-ecologico, che non si biodegrada naturalmente manco a pagarlo a peso d'oro. Ma, a questo punto non ne sono piu' certo.

So che un grave problema e' che la gente sbaglia (per disattenzione o per ignoranza) a riciclare, e questo comporta che le aziende che si occupano del processo di riciclo restituiscano al mittente (il comune) fino a un quinto del materiale raccolto.
Mi pare un gravissimo spreco. Ma credo che possa essere ridotto a zero se ci fosse corretta informazione. Cavoli! Se l'operatore all'isola ecologica non sa darmi risposte, come si puo' pensare che un comune cittadino riesca a differenziare nel modo corretto in qualunque occasione?
Ho provato anche a chiedere direttamente allo sportello del comune. Che mi ha mandato nell'ufficio della nettezza urbana. Dove c'e' un impiegato apparentemente molto gentile e disponibile pero' un poco impreparato. Non mi ha voluto o saputo dare nemmeno un numero dell'impresa che si occupa di riciclare per chiedere direttamente a loro.

Ho addirittura pensato di costruire un sito web, da aggiornare ad ogni occasione, in cui vengano catalogati tutti i materiali e i casi pratici, e per ognuno le modalita' per una corretta raccolta differenziata. Questo sito includerebbe un indirizzo di mail a cui un utente puo' richiedere le modalita' specifiche per un rifiuto non ancora catalogato, il che offrirebbe lo spunto per l'aggiornamento della tabella. Il problema e' che se uno mi scrive riguardo ad un suo dubbio, io com'e' che mi informo per risolverglielo?

Inoltre non e' affatto vero che esiste una regola univoca per la differenziata. Alcuni comuni hanno le campane per il vetro giallo, quelle per il verde e quelle per il bianco. Alcuni comuni raccolgono alluminio, plastica e carta nello stesso cassonetto. Non c'e' uniformita' nemmeno sul colore dei cassonetti. Il mio comune consente la raccolta differenziata solo al centro di raccolta, mentre per l'indifferenziato e l'umido c'e' il porta-a-porta. Altri comuni hanno i cassonetti e le campane dislocati in posti strategici. Quindi un servizio come quello che proporrei io puo' andar bene solo per il mio comune. Che ha solo qualche migliaio di abitanti, dei quali solo una minima parte e' informatizzato.

Con l'aiuto del comune si potrebbe anche organizzare la stampa di un volumetto periodico da distribuire casa per casa. Con l'aiuto del Comune, pero'!

Io al Comune, al Sindaco e all'Assessore all'Ecologia, che per altro ho votato, ho gia' scritto dubbi e proposte, ma... forse hanno cose molto piu' importanti da fare!

Intanto, io, che devo fare? Continuo ad inquinare!

Voi questi dubbi li avete? E come li risolvete?