venerdì 30 novembre 2012

Ballottaggio interiore


Ero, e sono ancora, convinto che se anche è discutibile l'adagio secondo cui il cavallo vincente non si cambia, insistere su un cavallo perdente significa martellarseli come Tafazzi.
Tanto per prendere a modello la democrazia americana (non mi piace il sistema, ma ritengo che i loro elettorato sia molto più maturo di quello italiano), il politico che mi è piaciuto di più, da sempre, è Al Gore. Eppure si e' candidato una volta. Ha perso e ha desistito. Una volta, non due. Avrebbe potuto candidarsi di nuovo, ma non l'ha fatto (o forse l'ha fatto e l'hanno segato? Boh!). Perché?
Se io corro per la Casa Bianca e perdo, vuol dire che gli elettori che votano per me sono troppo pochi rispetto a quelli che votano per l'altro. Se al prossimo giro mi candido di nuovo, essendo che io sono sempre io e gli elettori sono sempre gli stessi, mi sa che otterrò lo stesso numero di voti, e quindi perderò di nuovo. A meno di non ammettere una delle seguenti ipotesi:
1) chi mi vota non lo fa per la persona ma per i principi che propone. Questo significa dare molto credito all'intelligenza dell'elettore, ma consente di spostare un significativo numero di elettori solamente modificando i propri principi. A me pare che uno che passa sopra ai propri principi con lo scopo di ottenere più voti sia poco onesto, o almeno poco affidabile. E l'elettore, che proprio scemo non è, questo lo sa. Magari mi voterà, ma senza grande convinzione, visto che sono poco affidabile.
2) io sono sempre lo stesso e gli elettori sono sempre gli stessi, ma presuppongo che il candidato avversario rappresenti di meno il Paese, quindi io vinco non per merito ma per demerito dell'avversario. Questo significa non solo che l'avversario è debole, ma anche che la mia fazione non ha niente di meglio da proporre. Sbancare e' sicuramente un bene per il paese piuttosto che vincere per il rotto della cuffia (tanto che i sistemi elettorali che si propongono introducono trucchi artificiosi per far credere all'elettorato che chi vince sbanca).
3) la fazione avversaria si è dimostrata in passato fallimentare, e ha perso consensi. Quindi io vinco perché gli altri hanno fatto un casino. Dovrei dedurre che, se non l'avessero fatto, io non sarei stato ritenuto in grado di vincere.

Se è così proporre un cavallo perdente significa rischiare di perdere. E nella migliore delle ipotesi in cui si vinca, di non avere un forte supporto popolare, proprio quando la priorità lo richiederebbe e le condizioni sarebbero favorevoli. Significa avere un governo debole proprio quando si sarebbe potuto averne uno forte e proprio quando il Paese ne aveva bisogno uno forte. Farlo consapevolmente significa tradire il popolo.

E così Al Gore è l'agnello sacrificale per la vittoria dei Democratici. Un Democratico lo riterrebbe un male accettabile, se l'alternativa fosse la vittoria dei Repubblicani.

E' per questo che chi perde si deve fare da parte.
Bersani non ha mai sfidato direttamente Berlusconi ad un turno elettorale. Ma rappresenta una continuità con un passato che si è più volte dimostrato fallimentare.
Un esempio: Io credo che la principale causa di venti anni di distruzione della democrazia italiana sia il problema del conflitto di interessi. Non ci vuole un genio a capire che uno che ha affari personali da governare, quando chiamato a governare un Paese lo farà per favorire i propri affari e non il Paese. Non ci vuole molto a capire che se uno possiede i media li utilizzerà per vincere.
I governi di sinistra a cui ha partecipato Bersani non hanno voluto affrontare il problema. Berlusconi ne ha approfittato e ora ci troviamo qui. Quindi Bersani ha partecipato attivamente alla realizzazione della principale causa di vent'anni di Berlusconi. Bene ha fatto Renzi ad attaccarlo su questo punto.
Un altro esempio e' la legge elettorale. Definita da tutti una porcheria perché non assicura la governabilità che si propone. A mio parere una porcheria perché limita la democrazia e favorisce gli inciuci personali degli eletti.
Il PD ha fatto di tutto per tenersi quella legge elettorale, e se la terrà anche per le prossime elezioni. Io dico: a casa chi non e' stato capace di cambiare la legge elettorale quando ne aveva l'opportunità.

Questo e' il motivo per cui bisognerebbe rottamare il vecchio fallimentare.

Poi però non è mica detto che il nuovo sia migliore.
In fondo l'unico argomento a favore di Renzi è che vuole rottamare la classe dirigente che ha decretato i passati fallimenti (colposi o dolosi) della sinistra.
Ma Renzi rappresenta i poteri forti della finanza da cui e' sostenuto, senza contare le simpatie dichiarate dalla mafia (Berlusconi e Dell'Utri) quanto meno sospette.

E' per questo che, al secondo turno, voterò Bersani, turandomi il naso.