giovedì 27 febbraio 2014

mercoledì 19 febbraio 2014

Il Nuovo Centro Sinistra

Un conto sarebbe una scissione dal PD per formare un partito che si metta alla sua opposizione. Questo indebolirebbe il PD, e siccome il PD e' il partito più corposo di sinistra, significherebbe dare forza alla destra, e la destra, mettiamola come la si vuole, e' Berlusconi. Staccarsi dal PD implicherebbe che il PD non avrebbe più la maggioranza nemmeno alla Camera.
Tutt'altra storia invece sarebbe formare un partito o un movimento, o qualcosa del genere, che si offra di fare da stampella a Renzi per formare un governo, senza il supposto della destra. Per fare una maggioranza che non sia di larghe intese.
L'idea, se ho ben capito, e' quella di unire le forze dei "dissidenti" civatiani del PD per unirsi a SEL e ai "dissidenti" di M5S (Davvero? Si', e' possibile!) e offrire una formazione che sostenga il governo Renzi senza l'appoggio di Alfano, o, peggio, di Berlusconi (che poi, Alfano, per quanto mi riguarda, mi pare ancora il burattino di Berlusconi, anche se sta facendo un po' di teatro.
Naturalmente, per riflesso, questa nuova formazione politica non puo' che chiamarsi Nuovo Centro Sinistra

Ecco quello che dice Mineo:
Civati ha parlato di un Nuovo Centro Sinistra che sostituisca il Nuovo Centro Destra di Alfano. Credo che pensi (non siamo una frazione e non stiamo tutte le sere a vederci e a ordir complotti) a pattuglia di senatori Pd (i sei o sette “civatiani” – Albano, Casson, Mineo, Ricchiuti, Tocci, forse Puppato) – qualche altro che alle primarie ha votato per la mozione Cuperlo ma non ha approvato l’ultimo sì in direzione. Più Sinistra Ecologia e Libertà, più una parte dei senatori a 5 Stelle, quella che, pur non rinunciando alle idee del movimento, vuole però far politica e non si rassegna a consumare quella esperienza in una deriva solipsista e identitaria. Dice oggi Civati a Repubblica «Se c’è la volontà di costruire un percorso con un governo più coraggioso, magari qualcuno (tra costoro) si muove». E con ciò rivela di pensare non a un’operazione contro Renzi, ma a una sfida a Renzi per tirarlo fuori dalle sabbie mobili in cui è finito.

Tuttavia si tratta di un’operazione difficile e rischiosa. Il peccato originale di Renzi non dà il tempo che sarebbe necessario per costruire un gruppo dalle dimensioni parlamentari sufficienti a rendere pleonastico il contribuito degli Alfano e dei Lupi. Mentre la retorica dell’opposizione – inevitabile in chi da un anno sbatte la testa contro il muro sordo e cupo delle larghe intese – spinge SEL e 5 Stelle a voler votare comunque no alla fiducia. Al contrario la sfida, per essere meglio compresa dalla pubblica opinione,dovrebbe consistere nelcondizionare la fiducia a un programma e a una compagine di governo innovativi.

Però, voglio dirlo senza ambiguità, la mossa tocca al segretario premier. Egli non può immaginare che Civati (400mila voti alle primarie) gli voti la fiducia dopo un blitz in Direzione e senza essere consultato su programma e composizione del governo. Mentre Alfano (il nominato -da Berlusconi – per eccellenza) pone condizioni e pretende un governo fotocopia di quello Letta. Renzi non può atteggiarsi a “demolition man”, quando gli conviene, e pretendere obbedienze staliniane, quando serve. Le condizioni per alzare la voce e parlare al paese e alla sinistra non gli mancano. Ieri abbiamo assistito a uno scambio di carezze tra Berlusconi e Alfano. Da “siete solo utili idioti”, a “tu sei circondato da inutili idioti”, “Ingrato!”, “rancoroso!”. Davvero, la situazione è cambiata rispetto all’annus horribilis 2013.


L'appoggio di alcuni senatori del M5S non e' poi fantascienza, come dice questa intervista al senatore Orellana:
Senatore Luis Orellana, girano voci di contatti insistenti tra un gruppetto di voi del M5S al Senato e Pippo Civati.
«Siamo in Parlamento proprio per parlare, non vedo perché non dovremmo farlo con chi guarda verso il M5S».
Ma è possibile una convergenza tra voi dissidenti del M5S, Sel e senatori democratici a disagio con le larghe intese, a sostegno del gover-no Renzi?
«E passato un anno dal tentativo di formare un governo di Pier Luigi Bersani. Quel fallimento ha prodotto le larghe intese che sarebbero dovute durare 18 mesi. Capisco il disagio di chi, come Civati ma anche altri, avevano ingoiato il rospo per una prospettiva che doveva rimanere momentanea, e invece si ritrovano con un orizzonte temporale della legislatura più lungo. Questo potrebbe aprire nuovi scenari che io seguo con molta attenzione».
Sta dicendo che sarebbe pronto a unire le forze con quest'area di sinistra che non vuole un governo fotocopia di quello di Letta?
«Io dico questo: si sta ripresentando un'opportunità. E non possiamo lasciarcela sfuggire nuovamente. Abbiamo l'occasione di proporre un governo aperto alle istanze della società civile, quelle per cui siamo stati eletti. Qualcuno una volta parlava d el governo del cambiamento. Cosa fa Renzi?».
Cosa fate voi, intanto?
«Oggi abbiamo un'assemblea congiunta tra senatori e deputati. Mi auguro che decideremo di andare a parlare con Renzi, e di essere propositivi nei suoi confronti».
E se il M5S dovesse rifiutare di incontrare Renzi?
«Vorrei capirne le ragioni, e dovranno essere ben argomentate. Perché se il diniego fosse a prescindere. ne sarei rammaricato».
Ma insomma sareste pronti a dare la fiducia al governo Renzi? E in quanti sareste a strappare?
«Dipenderebbe molto dalla squadra e dal programma. E' sempre lo stesso mix. Se vuoi collaborare un modo lo trovi. Ma le persone e gli obiettivi de-vono essere credibili».
Senza Alfano e con voi dentro, è questo il messaggio?
«Renzi dovrebbe certamente guardare anche verso di noi. Sebbene sia difficile declinare come potrebbe farlo. Ma lui sa che noi siamo qui con la voglia di fare. Non tutti, ma tra di noi c'è chi non vuole rifiutare il dialogo».
Però i numeri contano, e Alfano garantisce 32 senatori... «Renzi sta subendo la legge del contrappasso. Voleva fare una riforma contro i piccoli partiti, ed è proprio con loro che adesso è costretto a trattare. Senza l'aiuto di un manuale Cencelli, ci sono equilibri che sta a lui trovare».


Oggi alla radio ho anche sentito un'intervista al grande Stefano Rodota', che, seppur con riserva, approva questo progetto di Civati.
Le grandi intese non piacciono a nessuno, menche' meno a Renzi (secondo le sue stesse dichiarazioni). Abbiamo l'opportunita' di un governo che non si basi sulle larghe intese, ma che finalmente riesca a far emergere la sinistra, unita per una volta a fronte comune.

Ma perche' Renzi dovrebbe fidarsi dell'"ennesima scissione a sinistra", ci si puo' chiedere... A parte il fatto che non mi pare la solita scissione di sinistra, la risposta ovvia a questa domanda e' una controdomanda: perche' mai Renzi dovrebbe invece fidarsi di Alfano. O addirittura di Berlusconi. Se la risposta e' che il PD e' diventato un partito di destra, be', sarebbe implicitamente giustificata una vera e propria scissione di un Nuovo Centro Sinistra.

Naturalmente il problema non e' la maggioranza in parlamento, lo so. Il problema e' l'appoggio dei poteri forti. E Renzi quello ce l'ha (Confindustria, big europei...). Continuerebbe ad avercelo se invece di fare comunella con Berlusconi si voltasse un po' a sinistra?

giovedì 6 febbraio 2014

L'Italicum, ovvero la legge elettorale all'italiana

Ieri ho ascoltato di sfuggita R-News su LaF un servizio sui recenti sondaggi elettorali. Il giornalista descriveva uno scenario sconcertante.
Sembra infatti che il PD sia il primo partito e il M5S il secondo, ma che nessuno dei due raggiungerebbe la soglia del 37%, e quindi, supponendo di applicare l'Italicum, a nessun partito verrebbe assegnato il premio di maggioranza necessario per ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento.
Si andrebbe quindi al ballottaggio tra PD e M5S, accantonando cosi' il parere di una grossa fetta di elettorato, quella di Forza Italia.
Al ballottaggio, naturalmente, gli elettori che al primo turno avevano votato FI, difficilmente voterebbero PD al secondo, facendo piuttosto confluire i voti al M5S che otterrebbe cosi' la maggioranza assoluta in Parlamento.
In altre parole, generalizzando un po', si direbbe che l'Italicum favorisca la stabilita' in Parlamento assegnando la maggioranza dei seggi al secondo partito, lasciando invece il primo all'opposizione.

...uhm...

Forse il Porcellum era meglio.

A onor del vero bisognerebbe precisare che le alleanze tra partiti e le confluenze di forze minori nei partiti maggiori dipendono dalla legge elettorale. Quindi bisognerebbe mettere in moto l'Italicum e stare ad aspettare che si rimodelli l'offerta politica, prima di fare un sondaggio che abbia un senso.
Si puo' ipotizzare, per esempio, che SEL confluisca nel PD, o che vi stringa un'alleanza, ma sommare i voti presunti di SEL a quelli del PD sarebbe sbagliato, perche' se si realizzasse una alleanza del genere le intenzioni di voto valutate per il sondaggio attuale avrebbero una distribuzione diversa.
Insomma, applicare un sondaggio sulle forze politiche attuali e' fuorviante, perche' con la nuova legge elettorale le forze politiche sarebbero diverse, e diverse sarebbero le distribuzioni dei voti.
Ma si tratta comunque di uno scenario credibile, e a me pare nemmeno troppo remoto.

Certamente se invece il secondo partito, dietro al PD, fosse FI, le cose sarebbero diverse. Se cosi' avvenisse, gli "orfani" sarebbero gli elettori che al primo turno hanno votato M5S. Che si dividerebbero, al secondo turno, tra PD e FI (o si annullerebbero), dando luogo ad una battaglia un po' piu' equilibrata, perche' gli elettori grillini dichiarano di rifiutare di appoggiare sia l'uno che l'altro partito. Data la consistenza numerica del terzo escluso, si direbbe pero' che la vittoria di PD o di FI dipenderebbe molto di piu' dai voti al secondo turno degli elettori di M5S, piu' che dai sostenitori di uno o dell'altro partito. Il che mi pare poco democratico.
Comunque sia, il caso che vede FI secondo partito e' piu' favorevole al PD, rispetto a quello in cui il secondo classificato fosse il M5S. Di conseguenza, direi, una campagna elettorale intelligente del PD dovrebbe cercare di favorire FI, perche' l'unica chance che ha il PD di governare e' che FI vinca il secondo posto al primo turno.

Il che, bisogna ammettere, e' piuttosto paradossale.

Il problema, secondo me, e' che la legge elettorale dovrebbe favorire le alleanze, in modo che l'elettore voti per una di esse perche' la ritiene la migliore, non il male minore. E invece e' da vent'anni che voto il male minore, e con l'Italicum sembra che la faccenda non cambi.
Da un altro punto di vista, la legge elettorale dovrebbe incanalare gli sforzi dei partiti nel creare alleanze per allargare il proprio bacino elettorale, includendo il numero maggiore di elettori, mentre il PD si ritrova nelle condizioni di favorire questo o quello dei suoi avversari per escludere il numero maggiore possibile di elettori dall'essere rappresentati in Parlamento.

Io non e' che sono un grande esperto in leggi elettorali, ne', ma chissa' se un ragionamento del genere se l'e' fatto Renzi.